Regista visionario e sperimentale e autore di culto, Peter Greenaway è stato l’ospite d’onore di Cinematica 2017, il festival dedicato all’immagine e al movimento. (leggi l’articolo)
Sabato 18 marzo il cineasta britannico ha tenuto alla Mole di Ancona una conferenza pubblica sul tema della rappresentazione e dell’alter ego. Nel corso del festival sono state proiettate alcune sue opere per spiegare la sua svolta dal cinema comunque tradizionale che non esita a demolire.
Non sono felice quando parlo di cinema. Il cinema è morto per sempre.
Ho iniziato con il cinema perchè la pittura non ha una colonna sonora. Il cinema è inferiore alla pittura. Il ritmo è lento e lentamente appassiona. Abbiamo visto centinaia di pellicole, ma tutte basate sui testi: la vita è raccontata come un testo, le immagini servono solo a illustrarlo. Abbiamo lasciato la celluloide per il digitale: ma perché usarlo per raccontare romanzi di due secoli fa? Siamo in un’era nuova, quella dei social network, eppure guardiamo sempre indietro.
La pittura è diventata Pittura e vorrei che il cinema diventasse Cinema e non un’accozzaglia di testi illustrati
L’unica soluzione è spezzare il legame tra cinema e letteratura.
Sorrentino non è all’altezza di Calvino. “La dolce vita” di Fellini è l’espressione più autentica.
Dal pubblico chiedono E Kubrik? risposta: Kubrik is boring
Abbiamo visto centinaia di pellicole, ma tutte basate sui testi: la vita è raccontata come un testo, le immagini servono solo a illustrarlo. Abbiamo lasciato la celluloide per il digitale: ma perché usarlo per raccontare romanzi di due secoli fa? Siamo in un’era nuova, quella dei social network, eppure guardiamo sempre indietro.
Tutto il resto è noia sembra dire Greenaway. E allora perchè continuare? Perchè così quando sarò vecchio avrò qualcosa da guardare.
I suoi eroi? John Cage e Borges. Le sue tematiche? la morte e il sesso.
Infine si lascia andare a dichiarazioni del tutto personali come il rapporto irrisolto con il padre perchè è morto prima che si chiarisse con lui. Infatti il rapporto tra padre e figlio è un filo conduttore nella prima fase artistica. Poi sogghigna ricordando l’insuccesso del progetto “Le valige di Tulse Luper” concepito come summa della sua opera “ma al pubblico è risultato indigesto“.
Non vede un futuro per le sale cinematografiche
Ad Amsterdam i giovani non vanno al cinema
Eppure continua a produrre film annunciando un prossimo lavoro, “Walking to Paris”, sul giovane Brancusi, lo scultore rumeno, quando a 26 anni decise di raggiungere Parigi. Non aveva soldi: percorse a piedi 1500 chilometri da Bucarest alla capitale francese. Era poverissimo, ma aveva la coscienza di essere un artista e dunque doveva vivere a Parigi. Arrivò il 21 luglio 1905 e, per segnare il raggiungimento della meta, percosse con un martello la Tour Eiffel.
Greenaway è il creatore di film cult come I misteri del giardino di Compton House, Il ventre dell’architetto, Lo Zoo di Venere, ed è probabilmente il regista che in assoluto ha dialogato di più con la storia dell’arte: con i film, le videoinstallazioni e anche dipingendo in prima persona. Da anni coniuga cinema e pittura, poiché per il regista il cinema è un’evoluzione della pittura. Il suo lavoro è stato uno dei primi ad ispirare il concept del festival Cinematica, che ha scopo di promuovere un diverso sguardo sulle arti visive e cinetiche. La sua partecipazione è nata da un incontro diretto con la direttrice artistica Simona Lisi.